Vai al contenuto Vai menu principale

Se ciò che mi accade potesse parlare, cosa mi direbbe?

Esiste un pensiero orientale che dice: “ogni cosa che accade, non accade a me, ma accade per me”.

Ma come? Anche quando ciò che vivo mi fa soffrire?

Secondo questo pensiero sembrerebbe proprio di si, anzi, gli avvenimenti che più ci sollecitano (e non solo fisicamente), sono quelli che se compresi, ci accompagnano verso il cambiamento evolutivo.

Per evitare di restare troppo “alto”, scollegato dalla vita quotidiana, provo ad entrare nel tema con un esempio concreto: quando soffriamo di qualche disturbo fisico ricorrente, come può essere il mal di schiena, siamo culturalmente portati a considerare che la faccenda si esaurisca all’interno della sfera sintomatica. Il  problema, in questo caso il dolore alla schiena, è un sintomo che la maggior parte delle volte “si risolve” con un efficace antidolorifico e/o anti infiammatorio, o nella peggiore delle ipotesi con un intervento, senza considerare la possibilità di prenderci il tempo per scoprire quale sia la reale causa.

Allo stesso modo, quando nella vita ci accadono avvenimenti, facciamo esperienze, entriamo in relazione con persone che ci creano una qualche forma di sofferenza ed eccessiva attivazione emotiva, possiamo reagire con varie forme di rifiuto e resistenza, assumere sostanze che sopiscono dolore o emozioni “negative”, oppure possiamo vederli come fatti che portano un “puntuale messaggio” per noi, a nostro favore.

Se ciò che accade potesse parlarmi, cosa mi direbbe?

Come la maggior parte delle persone, ho vissuto alcune esperienze in tal senso: ricordo ad esempio che da ragazzo soffrivo frequentemente di dolori lombari ad un lato della schiena, che limitavano i miei movimenti, e per questo decisi di rivolgermi ad un ortopedico, il più famoso nella mia zona. Dopo una accurata visita, dove mi vennero misurati gli arti inferiori, la diagnosi fu che avevo le gambe con lunghezza diversa l’una dall’altra, circa 1,5 cm. Mi venne detto che molte persone hanno questo problema. Per risolvere il male alla schiena, mi venne prescritto un plantare che avrebbe riportato in asse il bacino. Così fu, ma dopo qualche tempo di utilizzo, il dolore si fece risentire con maggior intensità, così mi rivolsi ad una osteopata. Con sorpresa scoprii che le mie gambe non erano affatto diverse tra loro per lunghezza, ma a causa di tensioni muscolari e relative contrazioni, il mio bacino rimaneva sbilanciato, facendo sembrare una gamba più corta dell’altra. Tre sedute dallo specialista e alcune avvertenze sulla postura, furono sufficienti per risolvere il sintomo, riportando gli arti in equilibrio.

L’esperienza però mi suggerì un paio di domande: come mai la mia postura non era corretta e contratture muscolari mi sbilanciavano il bacino, provocandomi il dolore lombare? Potevo stabilizzare la situazione senza dovermi periodicamente rivolgere ad uno specialista o assumere farmaci?

Da un punto di vista emozionale ed energetico, la nostra schiena può dire molto di noi, delle nostre caratteristiche e della nostra personalità. Nello specifico, i problemi nella parte bassa della schiena possono comparire in periodi caratterizzati da stati d’animo instabili, insoddisfazione, sonno disturbato, respiro superficiale e conseguente difficoltà di evacuazione. Contestualmente le emozioni potrebbero variare tra eccessi di Tristezza, Rabbia e Paura nelle loro molte sfumature e gradazioni, a seconda del nostro personale “stile” di adattamento agli eventi. In questo tipo di contesto, prendersi il tempo per esplorare se stessi e ampliare la consapevolezza si se, è il miglior investimento possibile.

 

Cosa stava accadendo “per me”, in quella situazione?

Il dolore fisico si stava presentando come una spia, un campanello d’allarme che cercava di farmi comprendere che era giunto il momento di prendermi cura di me stesso. Se non lo avessi fatto, il volume dell’allarme si sarebbe alzato sempre più, fino a diventare insopportabile. Iniziai un percorso che, partendo dalla manifestazione dolorosa, mi aiutò a comprendere con chiarezza il mio stato d’animo e le relative emozioni, conducendomi a riconoscere alcuni miei bisogni primari che, in quella fase della mia vita, non stavo soddisfacendo. Per troppo tempo, fin da bambino, avevo soffocato emozioni e stati d’animo e il problema irrisolto si era riversato, qualche anno più tardi, sul fisico. Il corpo era diventato la valvola di sfogo dell’energia emozionale repressa.

In generale è importante sapere che fin da bambini si impara a reprimere gran parte delle emozioni per adattarsi alle condizioni dell’ambiente esterno, specialmente se percepito come rigido e autoritario. Si comincia con il trattenere le espressioni di paura, rabbia e tristezza, perché spesso si avverte che i genitori non sono in grado di confrontarsi adeguatamente con queste emozioni. Di conseguenza diventiamo bambini adattati, molte volte sottomessi o ribelli. La ribellione è generalmente un atteggiamento di “copertura dei bisogni”, mentre la sottomissione ne rappresenta la “repressione”. Entrambe le situazioni, se non integrate, raggiunta l’età adulta, rischiano di dare spazio a comportamenti che ci lasciano insoddisfatti di noi, a volte invalidanti che, se non considerati, si possono anche manifestare a livello fisico con disturbi di vario genere.

Uno degli obiettivi del COUNSELING INTEGRALE® è proprio quello di accompagnare le persone, con percorsi cognitivi ed energetici, ad esplorare le sensazioni e le percezioni che riverberano nel corpo. Il processo è utile ed efficace per aprire nuove prospettive di comprensione su ciò che nella vita “sta accadendo per noi”. Diventarne consapevoli ci permette di prendere le giuste precauzioni e decisioni per riorientarci verso comportamenti adeguati ed una vita più soddisfacente, espressione della nostra unicità.